Abitare solidale
“Abitare” non è solo un verbo e “casa” non è solo un luogo fisico, fatto di mura, finestre e stanze. Abitare indica una realtà complessa fatta di luoghi, di relazioni, di scelte, di occasioni, di speranze o di disperazione e sogni infranti. Abitare non è riducibile al gesto meccanico di entrare in un luogo dove nessuno ci guarda e dove siamo riparati nei giorni di pioggia: è molto di più.
Allora possiamo chiederci: in base a quale criterio scelgo dove e come abitare, almeno per ciò che è in mio potere scegliere?
Credo, anzi, sono fermamente convinto che sia possibile costruire “luoghi dell’abitare”, ovvero case dove è possibile coniugare ciò che è fatto di mattoni con ciò che anima un luogo, ovvero le relazioni. Per questo motivo da diverso tempo collaboro con realtà, cooperative, gruppi di famiglie, amministrazioni pubbliche e fondazioni che si interrogano su nuove possibilità abitative, dove coniugare la costruzione di un edificio e la casa in mattoni con la possibilità di creare relazioni inclusive. Nascono così progetti dove la parola “abitare” si coniuga con la parola “solidale” in modo che tutti ne abbiano un beneficio e possano vivere meglio.