EPISODIO 07 : DAL PARLARE AL PARLARSI.
Torniamo con un’altra ‘pillolina’ pratica per la relazione di coppia, per evitare di lanciare troppi piatti col rischio poi di sbagliare mira e colpire il lampadario, i vetri della finestra del televisore o qualcosa di più prezioso della testa dell’altro.
Un esercizio che vi chiedo di fare è di fermarvi un attimo, sedervi uno da una parte e uno dall’altra del tavolo e andare a ritroso nel tempo, elencando in maniera semplicissima – una frase, una parola basta – tutte le cose che vi siete detti nell’ultima settimana e di che cosa avete parlato.
Fatelo, questo esercizio perché, molto probabilmente, scoprirete che avrete ‘parlato’ tante volte o comunque abbastanza volte.
Vi accorgerete però che, nella stragrande maggioranza delle volte in cui avete parlato, vi siete dati informazioni. Cioè: “Hai pagato la bolletta? Hai fatto la spesa? Passi l’aspirapolvere? Buttato la spazzatura, fatto benzina, chi porta fuori il cane?”
Quindi un modo di parlare molto pratico, sulle cose che ci sono da fare. Certamente sapere se uno ha pagato la bolletta o no è assolutamente importante, onde evitare di dimenticarsene.
Il problema nella coppia sorge però quando troppe poche volte ci si siede, si spegne il televisore e ci si chiede:
“Come stai ?”
Cioè troppe poche sono le volte in cui si parla dei propri bisogni intimi, profondi; spirituali, oserei dire.
Invece, è assolutamente importante equilibrare: chiaro che non si può sempre mettersi lì e passare le ore a dirsi come si sta; ma non si può neanche arrivare al dirsele mai.
Tra il sempre e il mai c’è la giusta proporzione, che non è nel mezzo.
Qualcuno ha detto che la virtù sta nel mezzo?
Ecco, diciamo che una riflessione un po’ più moderna dice che nel mezzo ci sta solo la mediocrità.
Evitare gli estremi, evitare gli assoluti – sono d’accordo – quindi evitiamo il ‘sempre’ ed evitiamo il ‘mai’; evitiamo il tutto ed evitiamo il niente, sia nel nostro linguaggio sia nelle scelte che facciamo.
Però ciascuno e ciascuna coppia trovi il punto di equilibrio in cui a una comunicazione ‘funzionale’ viene messo un limite per lasciare spazio a una comunicazione più personale, più emotiva, che può essere fatta anche di gesti, non solo di parole: tempo dedicato senza dover decidere niente, senza dover parlare di situazioni contingenti.
Tempo dedicato solo a – uso questo termine – ‘contemplare’: contemplare il tempo, la vita, la coppia, l’altro, i figli, i genitori.
Ma senza dover decidere, senza darsi informazioni.
Ecco, questo è assolutamente importante:
trovare tempo per passare dalla informazione alla relazione.
Grazie dell’attenzione,
ciao!
Dario