Episodio 03 | “Ma quanto mi ami?”: L’ironia di Gesù.

 

Oggi la ‘pillola’ riguardante la pedagogia di Gesù è più ‘leggera’: stavolta, forse, più che di pedagogia dovremmo parlare di atteggiamenti che Gesù ha.

Premettiamo che, quando noi leggiamo la Bibbia, ovviamente non possiamo fare una psicologia retrodatata sul carattere, sulle persone che appartengono a epoche e culture completamente diverse; quindi bisogna sempre stare molto attenti a non leggere coi nostri occhi e con i nostri parametri qualcosa che appartiene a una situazione completamente diversa.

Però Gesù, anche in alcuni passi della sua vita descritti nei Vangeli, possiamo anche interpretarlo non necessariamente come una persona seriosa – immagine che, aldilà del suo essere anche gioioso, potrebbe sembrare prevalente. Credo, mi piace credere, che anche Gesù fosse una persona a cui piaceva scherzare e allora, forse tirando un po’ per i capelli un brano che mostra Gesù ironico – o che a me perlomeno sembra che mostri Gesù ironico – proviamo a vedere anche questa tratto della personalità di Gesù che magari può aiutare a entrare in contatto con lui.

In fondo il fatto di saper ridere, saper scherzare anche su sé stesso e con gli amici in maniera bonaria – ancorché mai priva di una certa profondità – contribuisce ad attirare simpatia nei confronti di questo uomo, che risponde al nome di Gesù.

E allora vediamolo un po’, questo brano.
Siamo al capitolo 21 del Vangelo di Giovanni, in cui Gesù si manifesta ancora una volta; si manifesta in un modo particolare, con una pesca miracolosa dalla quale si riconosce che quell’uomo che ha detto di gettare le reti dall’altra parte della barca, dalla parte destra della barca, è Gesù.

Dopo che tutti i pesci vengono tirati a riva e che gli amici si incontrano, Gesù sembra quasi prendere da parte Pietro, per interrogarlo.
E qui c’è appunto l’ironia. Ovviamente dipende un po’ dalle traduzioni, io seguo una traduzione del biblista Silvano Fausti, che si sforza di essere una traduzione molto letterale.

 A un certo punto, quando ebbero dunque pranzato, disse Gesù a Simon Pietro:
“Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro? ”

Della serie: “Mi ami tu più di tutti?”. Una richiesta altissima, ma alla quale Pietro – cioè Simone di Giovanni, detto Pietro – aveva già tentato di rispondere; lui voleva morire con Gesù, fatto salvo l’averlo rinnegato tre volte quando lo accusavano di essere suo amico.
E qui Gesù gli chiede: “Ma mi ami tu più di tutti, più di costoro?”
Quindi Pietro, un po’ circospetto – mi viene da pensare un po’ attento a non farsi fregare una seconda volta – risponde:

“Sì, Signore, tu sai che ti sono amico”.

Cioè, la richiesta di Gesù è grandissima: “Mi ami tu più di tutti?”; e Pietro dice: “Vabbè, adesso… Diciamo che siamo amici.”

A questo punto Gesù abbassa la richiesta e gli chiede:

“Simone di Giovanni, mi ami?”

Quindi ha tolto quel “più di costoro”, il “più di tutti”, cioè dice: “non è che tu mi ami più di tutti, ma almeno mi ami?”
E Pietro dalla seconda volta gli dice:

“Signore, tu sai che ti sono amico”.

Come a dire: “Adesso non esageriamo a dire che ti amo, anche perché qua, ad amarti, mi sa che va a finire male”.

Per la terza volta Gesù chiede:

“Simone di Giovanni, mi sei amico?”.

E a quel punto Pietro, vedendo che Gesù insiste, ma continuando ad abbassare il livello di richiesta – da “mi ami più di tutti?”, a “mi ami?”, a “mi sei amico?”, dice:


“Signore, tu sai tutto, tu sai che ti sono amico” …

Della serie: “Non esagerare a chiedermi le cose, sai che ho già fatto una brutta figura, non continuare; cerca di metterti al mio livello”.
E così fa Gesù, un po’ ridendo, un po’ scherzando, come intendesse: “Eh, tu che volevi spaccare tutto, che mi avresti difeso e saresti morto con me, non mi avresti mai rinnegato… alla prima occasione, hai pensato bene di darti alla fuga”.

Quindi non è proprio un rimprovero da parte di Gesù, però a me piace leggerlo in termini anche ironici, un po’ un Gesù che scherza coi suoi amici, tenuto conto che è vero che, in un certo senso, sembra quasi umiliare – ma scherzosamente, come si fa tra amici al bar – l’amico Pietro, che, insomma, non ha retto la Parola; ma, allo stesso tempo, non dimentichiamo che Gesù gli dice:

“Pasci le mie pecorelle”

E lo dice tutte le volte.
Quasi a dire: “Guarda, io lo so che più di tanto tu non ce la fai, ma anche se è così, io comunque mi fido di te e ti affido le pecore, ti affido l’annuncio della Parola; ti affido la costruzione della Chiesa e la divulgazione del Vangelo.

È chiaro che a questo punto Gesù sa benissimo che non conterà solo sulle forze di Pietro, che valgono quello che valgono, ma conterà su un Pietro pieno di Spirito Santo e che si lascerà guidare dallo Spirito.

Ma ciò che mi piace sottolineare è che Gesù è capace di scherzare, anche in altri brani.

Insomma, oltre allo Spirito con la ‘S’ maiuscola, sa manifestare lo ‘spirito’ con la ‘s’ minuscola.
E quindi possiamo, forse con occhi un po’ disincantati, vedere un Gesù che certe volte, di fronte ai comportamenti umani – Lui abituato a parlare dell’Amore del Padre – si sarà magari detto, mettendosi le mani nei capelli: “Non la vinciamo più questa guerra!”. Però in maniera sana, in maniera ironica, sapendo i limiti delle persone e continuando comunque a offrire la sua parola, la sua amicizia e il suo perdono.

Arrivederci al prossimo episodio.
Dario