Domenica 20 febbraio, la Liturgia Ambrosiana ci ha presentato questo brano del Vangelo secondo Marco (2,13-17)
In quel tempo il Signore Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Dobbiamo ammettere che questa risposta di Gesù è da gran signore.
Forse questo brano avrebbe potuto avere uno sviluppo leggermente diverso…
Proviamo a rileggerlo.
In quel tempo il Signore Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, Gesù, un po’ meno ‘signore’, disse: «E perché no?».
Al che, gli scribi dei farisei chiesero: «Ma perché ti piace mangiare con loro? ».
E Gesù rispose: «Perché alla tavola dei pubblicani e dei peccatori non mi annoio. Alla tavola di coloro che si reputano sani c’è una noia mortale. Nessuno dice quello che pensa ma tutti, dovendo mantenere un decoro e una formalità che non lascia spazio a commenti, non dicono ciò che pensano, non parlano né bene né male degli altri, non affrontano nessun argomento che possa essere difficile o che possa metterli in cattiva luce » .
In altre parole, se vogliamo dare questa immagine, non vogliono rovinare il vestito bello che hanno addosso. Ma, per non rovinare il vestito bello, non si divertono mai: non giocano a pallone, non corrono, non si rotolano nell’erba.
Invece, stando a tavola con i pubblicani e i peccatori, tra una barzelletta e l’altra, tra una litigata e l’altra, in realtà si vive. E, vivendo, si creano relazioni.
E il Signore accetta che si creino relazioni vere, anche se formalmente non ineccepibili.