“Origine dell’egoismo e di ogni male, più che l’orgoglio, è la paura del limite e l’angoscia!” (Lettera a Sila, Silvano Fausti, ed. PIEMME)
Questa frase sintetizza bene un pensiero che in questi giorni di “quarantena” mi ritorna spesso. E con sempre maggiore insistenza.
In fondo cosa stiamo vivendo? Prendo a prestito le parole di un giovane, pluri operato di tumore al cervello, che in un convegno promosso dall’Istituto Besta di Milano dal titolo “Il tempo delle attese in oncologia” disse: “Tutti dobbiamo morire, solo che io lo so!”. Il suo intervento successivo fu un inno alla vita nella quale ogni giorno in più valeva la pena di essere vissuto.
Per lui, per questo giovane, la consapevolezza del limite è diventata occasione di vita. Oggi anche noi “lo sappiamo” un po’ di più rispetto alla fine di febbraio. Ed è quindi lecito domandarci: la consapevolezza del limite è occasione di vita o di egoismo e di male?
Con questa domanda e la conseguente risposta ci giochiamo una grande fetta di futuro; a seconda di come risponderemo, singolarmente e comunitariamente, ipotecheremo molti anni a venire.
Ammetto che ci sono “idee” che mi preoccupano.
Fino a due mesi fa qualche presidente diceva di non esagerare, oggi taglia i fondi all’OMS perché il mio limite non deve esistere e se c’è è perché c’è un nemico che mi limita. Ma il nemico va eliminato! Questi pensieri, eclatanti o subdoli, preparano la strada ad un futuro di contrapposizioni, di sfide, di guerre. Come le app che sanno dove sono e come sto. Tutto fatto a fin di bene, sembrerebbe, ma la domanda è: “E’ bene?”. Non si può fare il male, anche se a fin di bene, perchè una volta entrato il male presenta il conto!
Per chiudere rendo onore a Sepulveda:
“La parola è un’arma per la liberazione, che ti apre lo spirito e ti fa immaginare una vita diversa”. Di fronte al limite che sperimentiamo usiamo bene le parole perché esso sia occasione di vita e non di ulteriore morte.
(
)