Il Vangelo della IV domenica di Quaresima (Giovanni capitolo 9), presenta l’incontro tra Gesù ed una persona cieca dalla nascita. È un incontro particolare, intenso e denso.
VEDE
Soffermiamoci solo sull’inizio. È Gesù che si accorge del cieco, che lo VEDE, e questo vederlo suscita nei discepoli una reazione ed una domanda: “Chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?”. Mi sembra che tra il VEDERE di Gesù e la domanda dei discepoli ci sia un salto, come una riga di spiegazione non scritta. Certo: è dentro una particolare “forma mentis” porsi quella domanda che vede tutto come conseguenza di qualcos’altro e chiama in causa Dio come artefice di tutto: bene o male che sia. Ma non mi basta dirmi così! Forse nella domanda dei discepoli ne è nascosta un’altra più sottile e subdola. Chi è il colpevole ovvero chi è il nemico? Un nemico ci deve essere affinché io possa starmene tranquillo e non chiamato in causa. Se il nemico è Dio cercherò di avere le sue grazie facendo ciò che ordina, se il nemico è qualcuno o qualcosa d’altro vedrò come affrontarlo. Anche in questo periodo, mi sembra, si cerca spesso il nemico. Qualcuno da identificare come nemico per non pormi domande sul MIO modo di essere. La colpa è sempre e comunque dell’altro! Gesù smonta alla radice questo modo di pensare: “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio”!
PRIMA DI TUTTO UNA PERSONA
Quel cieco è prima di tutto una persona che vale per quello che è a cui andare incontro nelle sue difficoltà! Non ci sono nemici! Ci sono situazioni da affrontare consapevoli, almeno i credenti, che lo sguardo di Dio su ciascuno è di benevolenza. Non c’è la soluzione magica ai problemi, c’è l’invito a VEDERE L’ALTRO come persona.