Nel libro “Esercizi spirituali” di sant’Ignazio di Loyola troviamo questo brano:
Principio e fondamento
L’uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore, e, mediante questo, salvare la propria anima; e le altre cose sulla faccia della terra sono create per l’uomo, e perché lo aiutino a conseguire il fine per cui è creato. Ne segue che l’uomo tanto deve usare di esse, quanto lo aiutano per il suo fine, e tanto deve liberarsene, quanto glielo impediscono. È perciò necessario renderci liberi rispetto a tutte le cose create, in tutto quello che è lasciato al nostro libero arbitrio e non gli è proibito; in modo che, da parte nostra, non vogliamo più salute che malattia, ricchezza che povertà, onore che disonore, vita lunga che breve, e così via in tutto il resto; solamente desiderando e scegliendo quello che più ci conduce al fine per cui siamo creati.
È un testo che in tempo di pace e serenità ai più potrebbe servire come esercizio mentale, quasi filosofico, ma che in tempi come questi si rivela duro, difficile, quasi blasfemo. Cosa significa “non vogliamo più salute che malattia”? Certo che vogliamo la salute! Credo, anzi: ne sono convinto, che sant’Ignazio non voglia farci desistere dal nostro impegno quotidiano per una vita migliore quanto piuttosto invitarci a cercare il senso delle cose, anche le più difficili, che lui trova nel lodare, riverire e servire Dio nostro Signore.
Possiamo tradurre laicamente questo brano?
Non lo so; mi piace però collegarlo a quest’altro pensiero di Vlacav Havel “La speranza non è sicuramente la stessa cosa dell’ottimismo. La speranza non è la convinzione che qualcosa possa riuscire bene ma la certezza che qualcosa abbia senso indipendentemente dalla sua riuscita.”
Senso e speranza: due mete a cui siamo invitati tutti!