Prendo a prestito una riflessione di mons. Mario Delpini e un’altra di don Alberto Curioni, e tento una sintesi personale delle due.

Di fronte alla sofferenza, alla malattia, alla paura si hanno tre possibili atteggiamenti, validi sia nel campo della fede che al di fuori di esso:

Un atteggiamento magico
Quello che spera di trovare risposte e soluzioni in comportamenti che manifestino un potere che rassicura. L’atteggiamento magico cerca una formula, un gesto, che sia un’invocazione o una forzatura perché un potere superiore scongiuri il pericolo e assicuri il risultato. Gesù non condanna questo atteggiamento, di fede o meno, e neppure lo mette in discussione.

Fede pagana
Quello che laicamente potremmo definire “comportamento pagano”. Ed è quello che deriva dall’idea che un contratto con Dio, con la vita, o con chi vogliamo, mi faccia sentire a credito per cui certe cose non possono capitare a me. È un contratto di dare-avere che semplificando al massimo suona così “Io sono stato bravo QUINDI mi devi\mi è dovuto …”. Questa forma mentale è osteggiata da Gesù e in generale da tutti gli scritti biblici.

Gesù
Esiste infine un terzo atteggiamento, che potremmo definire maturo, che sa che le malattie, come qualunque altra cosa, possono succedere. Non c’è motivo che esonera dalla fatica della vita, ma c’è un motivo per non lasciarsene schiacciare. Per i cristiani questo motivo si chiama Gesù che ha assunto la condizione umana e ha portato sulle sue spalle la sua dose di fatiche. Da questo, da adulti, sappiamo che è questa vicinanza ad essere fonte di speranza.

E per i non credenti? Credo che un comportamento adulto, lungi dal contare solo sulle proprie capacità di resistenza, sia tale se riconosce che la fragilità è ciò che accomuna ogni uomo o donna che sia nata, da sempre. Niente e nessuno ci salva da questa fragilità che in questo tempo si manifesta contemporaneamente per tutti. Essere adulti significa sentirsi parte, insieme con gli altri, di questa fragilità che ci accomuna; per i cristiani, in più, c’è la speranza della vicinanza di Dio.